Da un lato l'Abate Sisto Benigni e dall'altro un viaggiatore, enigmista inventore della sciarada in Italia. E' quanto emerge dalla corrispondenza conservata tra le carte dell'Abate Benigni nel Fondo del Monastero di San Bernardo alle Terme di Roma.
Nacque a Treia nelle Marche, giovanissimo abbracciò l’Ordine Cistercense vestendo l’abito monastico nel monastero di S. Maria di Chiaravalle d’Ancona. Fu uno dei primi giovani studenti inviati al nuovo Collegio Cistercense istituito in Roma a S. Maria in Carinis l’anno 1780 sotto la guida dell’abate Procuratore Amedeo Piermartini. Ordinato sacerdote fu mandato a fare scuola nel monastero di S. Lorenzo in Doliolo, ma passò quasi subito lettore collegiale a Chiaravalle. Nell’anno 1806 fu nominato Procuratore Generale ed Abate di S. Bernardo alle Terme. Con la collaborazione del bibliotecario della Sessoriana Leandro de Corrieri il Benigni ripristinò, a partire dal 1825-26, la Biblioteca di S. Croce in Gerusalemme che incrementò con il dono di un cospicuo numero di manoscritti e libri a stampa provenienti dalla sua raccolta privata. Le sue benemerenze nella ricostituzione delle raccolte librarie della Sessoriana sono ricordate in un’iscrizione dipinta posta a cura del bibliotecario Alberico Amatori, nel 1840, nel monumentale atrio della biblioteca Sessoriana. Fu abate Presidente della Congregazione di San Bernardo in Italia dal 1820 al 1825; venne poi rieletto nel maggio del 1830 nel capitolo generale tenuto nel monastero di San Giovanni Battista di Perugia e cessò il proprio mandato il 10 maggio 1835. Fu abate del Monastero di Santa Croce in Gerusalemme a Roma dal 1825 al 1840. Nel 1840 fu nuovamente nominato Abate di San Bernardo. Morì a Roma l’ 11 aprile 1842.
Nacque a Seravezza, in Versilia, entrò in conservatorio a Firenze e esercitò la professione di speziale a S. Maria Novella. nel 1806 si trasferì a Napoli, abbracciando con entusiasmo (con il nome di Enegildo) la carriera militare. E' probabile che egli abbia seguito Gioacchino Murat nella campagna di Germania del 1809 e di Russia del 1812. Nel 1814 lasciò Napoli per recarsi prima a Roma e poi a Senigallia, dove risiedette per più di un anno, per tornare nuovamente a Roma tra la fine del 1815 e l'inizio del 1816 con la speranza di trovarvi un impiego. Venne convinto a recarsi in Egitto, il cui governo aveva allora bisogno di completare con persone qualificate i quadri dell'esercito e dell'amministrazione civile. Così ebbe inizio questo suo viaggio lungo le terre dell'Egitto, Alessandria, Tiro, Beirūt, Damasco, Antiochia e Aleppo ad altre città dell'Asia Minore. In seguito ad una malattia morì nel 1823. I libri, gli strumenti, le antichità egiziane e i reperti naturalistici da lui lasciati furono trasmessi nel 1825 a Livorno, a opera del console di Toscana, al figlio Francesco (al secolo Domenico) dei minori osservanti, ma, poiché il destinatario non fu in grado di sborsare la cifra necessaria per le spese di trasporto e di dogana, il governo granducale se ne impadronì, facendoli depositare nel piccolo Museo egiziano costituito nella Galleria degli Uffizi insieme con gli oggetti acquistati nel 1824 da G. Nizzola.
Il Frediani,conosciuto anche con lo pseudonimo di Amiro, diede inoltre alle stampe nel 1816 un volume di "Sciarade, logogrifi e fredianesche" contenente circa 1500 enigmi. E' riconosciuto come l'inventore dell'enigmistica in Italia.
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