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L'Abbazia e la Regola di San Benedetto
L’Abbazia di Chiaravalle Milanese, fondata da San Bernardo di Clairvaux nel 1135, è uno tra i più importanti complessi monastici italiani, situato in Milano all’interno del Parco Agricolo Sud Milano.
Ancora oggi popolata dalla tradizionale comunità monastica cistercense, è luogo di considerevole valore spirituale e polo di rilievo dal punto di vista storico, artistico e culturale. Il complesso rappresenta una meta turistica di altissimo pregio, il cui valore è stato notevolmente incrementato negli ultimi anni grazie ad interventi di restauro e di valorizzazione.
Organizzata secondo i principi della Regola di San Benedetto da Norcia, la comunità monastica ha svolto nei secoli un ruolo fondamentale per la bonifica e la riorganizzazione del territorio a sud di Milano, ponendo le basi per quella fioritura economica ed agricola che tutt’oggi fa della campagna milanese una delle più ricche d’Europa.
La fondazione
Il nostro monastero è stato fondato nel 1135 in un'area originariamente paludosa e incolta a pochi chilometri a sud delle mura di Milano e precisamente dalla zona di Porta Romana.
Situata alle porte del Parco Agricolo Sud Milano, l'abbazia di Chiaravalle funge da cerniera e da raccordo tra l'abitato urbano e il contado della Bassa milanese.
Alla costruzione, voluta da san Bernardo e supportata dalla popolazione milanese, hanno contribuito diversi benefattori e autorità.
Oggi rimane poco o nulla delle antiche strutture, ma la costruzione della chiesa attuale è iniziata tra il 1150 e il 1160, su una prima cappella originaria.
Nel 1221 il vescovo di Milano Enrico Settala consacrò la chiesa ultimata.
Una storia millenaria: il Grana Padano
Una storia millenaria unisce l’Abbazia di Chiaravalle e il Grana Padano DOP.
La tradizione narra che proprio fra le antiche mura dell’Abbazia di Chiaravalle, attorno all'anno Mille, i monaci cistercensi misero a punto la ricetta del Grana Padano, come espediente per conservare l'eccedenza di latte.
Infatti, con l'opera di bonifica compiuta dai monaci cistercensi e il conseguente diffondersi dell'allevamento del bestiame, divenne prioritario trovare una soluzione per non sprecare la ricca disponibilità di latte fresco, alimento cruciale nella dieta medievale.
I monaci cistercensi trovarono così un'efficace modalità di conservazione: cuocere il latte in apposite caldaie, aggiungervi il caglio e sottoporlo a salatura e stagionatura. Nacque così un formaggio a pasta dura dal sapore dolce e saporito e che mantiene inalterati tutti i principi nutritivi del latte. Il nome che gli fu dato inizialmente “caseus vetus”, in latino “formaggio vecchio o invecchiato” per distinguerlo dai formaggi a pasta molle, venne presto sostituito dal popolo con il termine “grana”, considerando le peculiarità della sua pasta granulosa.
La fama del Grana Padano si diffuse presto tra le corti rinascimentali come ingrediente pregiato nell'elaborata cucina nobiliare, ma anche nelle campagne come principale alimento di sostentamento durante i tempi di carestia. Apprezzato da tutte le classi sociali, il Grana Padano diventa così espressione di una cultura sociale ed economica del territorio della Pianura Padana.
Scopri le peculiarità del Grana Padano.
Con il passare del tempo, la pratica della trasformazione del latte in "Grana" diventò un caposaldo dell'economia agricola e la sua tradizione produttiva fu tramandata nei secoli nel rigore della sua ricetta originaria, per mantenere inalterati l'aspetto e le proprietà organolettiche che l'ha reso il formaggio DOP più consumato al mondo.
Scopri di più sul Grana Padano DOP su
granapadano.it
Le strutture del monastero
I lavori proseguirono per la costruzione del chiostro e delle altre strutture come la torre campanaria, detta comunemente "Ciribiciaccola" (1347 - 1349) e la sala capitolare (XV sec.) che include dei graffiti attribuiti alla scuola del Bramante.
Tra il 1439 e il 1497 venne realizzato il chiostro grande, anch'esso attribuito a progetto del Bramante, in seguito demolito.
Il campanile della facciata viene fatto risalire al 1568.
Gli affreschi
Importanti artisti dell'area milanese contribuirono alle decorazioni interne tra il 500 e il 700 quali Bernardino Luini e i fratelli Fiammenghini.
La comunità monastica fu soppressa nel 1798 dalla Repubblica Cisalpina e il complesso andò in rovina; la chiesa rimase adibita a parrocchia.
Le attività di recupero del monastero cominciarono solo a fine 1800.
Il 1° marzo 1952, per iniziativa del card. Schuster, una comunità di monaci fece definitivo ritorno nell'abbazia.
Gli oblati
Il termine "oblato" deriva da "oblatum", participio passato del verbo latino "offerre", ed indica colui che si è donato.
Già nel medioevo, l'oblato si offriva a Dio attraverso il chiostro monastico o, in alcuni casi se ancora bambino, veniva offerto al monastero dai genitori stessi.
Il 23 luglio del 1904, sono stati definitivamente approvati, con decreto pontificio, gli Statuti che regolano la vita degli oblati, e ne riconoscono ufficialmente l'istituzione.
Si diventa oblati per vocazione, rispondendo alla speciale Grazia con la quale il Signore chiama.
"
Tutti nella Chiesa, in quanto santificati dal dono dello Spirito della Pasqua del Signore, sono chiamati alla santità (cfr. LG 39), che è comunione con Dio nella partecipazione alla vita trinitaria
" (St III, 11).
E' In questa comune vocazione l'oblato è chiamato a dare la sua risposta vivendo il carisma monastico che gli è proprio, nulla anteponendo all'amore di Cristo
(RB 4; 72).
"
L'Oblazione è l'atto liturgico-spirituale riconosciuto dalla Chiesa (CIC Cann. 303 e 677), con il quale l'aspirante oblato, dopo un congruo periodo di formazione, fa l'offerta di se stesso a Dio vincolandosi a una comunità cistercense determinata.
L'oblato si impegna ad una forma di vita che sia progressiva conformazione a Cristo, unico scopo della sua oblazione e della spiritualità cistercense (cfr. RB 21; 72), che cercherà di irradiare nel mondo, diventando testimone della perenne vitalità della vita monastica nell'esperienza cristiana
" (St I, 3).
"
Lo spirito di comunione, che caratterizza la famiglia monastica organizzata da S. Benedetto nella Regola, è un elemento fondante della Chiesa stessa (v. LG 2)
" (St III, 24).
L'oblato, rispondendo alla propria chiamata, si apre ad una nuova dimensione, quella comunitaria; il proprio "quaerere Deum" non sarà più solo individuale ma verrà anche condiviso, con i fratelli monaci ed oblati.
"
La comunità riconosce negli oblati una espansione articolata del proprio carisma, in un rapporto di "reciprocità" e di "complementarietà" che li mette in ascolto gli uni degli altri, per un arricchimento vicendevole
" (St II, 8).
E' proprio in questa reciprocità e fraterna accoglienza che l'esperienza monastica educa alla "docibilità" del cuore e dello spirito, essenza della spiritualità cistercense e profumo del Cristo vivo e presente.
La vita dell'Oblato cistercense è disciplinata dalla Regola di San Benedetto, attualizzata da specifici Statuti, differenti a seconda che l'Oblato viva in Monastero (Oblato Regolare) oppure nel mondo (Oblato Secolare). E' prevista dagli Statuti nazionali degli Oblati anche l'oblazione consacrata, che consiste in un'emissione di voti, secondo rito privato.
Umiltà, obbedienza, silenzio, ascolto, preghiera liturgica, semplicità, povertà, lavoro manuale ed autentica carità fraterna, sono alcune delle tracce che San Bernardo di Chiaravalle, e tutti i Santi cistercensi, hanno lasciato sul cammino della nostra Famiglia.
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